Associazione Consultorio La Famiglia

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Relazione introduttiva al Corso di Formazione dei Centri di Aiuto alla Vita di Fano e Pesaro

 

Consultorio “La Famiglia” – Fano | 10 ottobre 2007

Dott. Girolamo Martino

image[dropcap type=”circle” color=”#ffffff” background=”#7ec7f1″]L[/dropcap]a Dottrina Sociale della Chiesa è molto chiara nella definizione dei diritti dell’uomo e della loro origine. Ai paragrafi 152 e 153 del Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, pubblicato nel 2004 dal Pontificio Consiglio Iustitia et Pax, si legge che “il movimento verso l’identificazione e la proclamazione dei diritti dell’uomo è uno dei più rilevanti sforzi per rispondere efficacemente alle esigenze imprescindibili della dignità umana” e che “la radice dei diritti dell’uomo, infatti, è da ricercare nella dignità che appartiene ad ogni essere umano”. Ma, si precisa, se è vero che tale dignità, connaturale alla vita umana e uguale in ogni persona, si coglie e si comprende anzitutto con la ragione, il fondamento naturale dei diritti appare ancora più solido se, alla luce soprannaturale, si considera che la dignità umana, dopo essere stata donata da Dio ed essere stata profondamente ferita dal peccato, fu assunta e redenta da Gesù Cristo mediante la Sua incarnazione, morte e risurrezione. Pertanto, recita il paragrafo 154, “la fonte ultima dei diritti umani non si situa nella mera volontà degli esseri umani, nella realtà dello Stato, nei poteri pubblici, ma nell’uomo stesso e in Dio suo Creatore.”

Tali diritti, continua il Compendio, sono “universali”, in quanto presenti in tutti gli esseri umani, senza eccezione alcuna di tempo, di luogo e di soggetti; “inviolabili”, in quanto inerenti alla persona umana e alla sua dignità e perché sarebbe vano proclamare i diritti, se al tempo stesso non si compisse ogni sforzo affinché sia doverosamente assicurato il loro rispetto da parte di tutti, ovunque e nei confronti di chiunque; “inalienabili”, in quanto nessuno può legittimamente privare di questi diritti un suo simile, chiunque egli sia, perché ciò significherebbe fare violenza alla sua natura.

[dropcap type=”circle” color=”#ffffff” background=”#7ec7f1″]A[/dropcap]ppare evidente, dunque, che la difesa dell’embrione umano non è un atto di culto religioso ma la coerente applicazione di un “laicissimo” principio di eguaglianza in dignità e diritti di tutti gli esseri umani. Infatti, anche nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 10 Dicembre 1948, all’articolo 3 si legge: “Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona”.

Si parla spesso di embrione, ma questa “semplice” parola non deve nascondere la realtà biolo­gica, giuridica, psicologica, scientifi­ca, razionale: l’embrione è un essere umano, cioè un uomo esi­stente in atto e non solo in potenza, soggetto titolare dei diritti umani. Egli è porta­tore di una dignità umana uguale a quella di ogni altro essere umano, na­to o non ancora nato, giovane o vec­chio, sano o malato che sia. L’eliminazione di embrioni umani ritenuti malati è un attacco senza precedenti al principio di non discriminazio­ne, che è la più nobile conquista del­la modernità; ma anche principio di solidarietà è negato se il più piccolo e povero tra gli esseri umani è consi­derato una “cosa” che può essere di­strutta se non perfetta. Si ricordi a tal proposito la Convenzione per la protezione dei Diritti dell’Uomo e della dignità dell’essere umano nei confronti dell’applicazioni della biologia e della medicina (Oviedo, 4 Aprile 1997) laddove all’Art. 2  (Primato dell’essere umano) recita: “L’interesse e il bene dell’essere umano debbono prevalere sul solo interesse della società o della scienza”.

[dropcap type=”circle” color=”#ffffff” background=”#7ec7f1″]L[/dropcap]a Relazione annuale presentata all’inizio di ottobre dal Ministro Turco sullo stato di applicazione della legge 194 conferma che l’andamento del fenomeno “aborto” è da anni stabilizzato e mostra solo lievi variazioni in aumento o in diminuzione tra un anno e l’altro. I dati provvisori del 2006 sono infatti in leggero aumento rispetto ai dati provvisori (cioè omologhi) del 2005, ma nella sostanza il numero delle Interruzioni Volontarie di Gravidanza (IVG) rimane stabile intorno ai 130mila. E’ da notare, tuttavia, che la “tenuta” potrebbe essere solo apparente se si considera la diminuzione delle donne in età fertile e la diffusione della pillola del giorno che avrebbero dovuto abbassare le cifre delle rilevazioni ufficiali. Nella relazione si dice quasi con sollievo che sono le donne straniere ad abortire di più, come se i loro aborti valessero meno o se i bambini extracomunitari fossero diversi da quelli italiani…sede19

La verità è che l’aborto rimane un fenomeno, come dice Carlo Casini, Presidente del Movimento per la Vita, “inchiodato a dimensioni aberranti”. Dal 1978 sono quasi 4 milioni e 800mila le IVG registrate ufficialmente e che non tengono conto, come è ovvio, della clandestinità vecchia e nuova, pertanto, secondo Carlo Casini “il nostro Paese deve riaffermare al più presto la sua preferenza per la nascita”. E’ opportuno pertanto che venga cambiato il modo di elaborare la Relazione annuale del Ministro, riportando in essa non solo il numero dei morti (gli aborti), ma anche quello dei vivi (bambini sottratti all’aborto attraverso la solidarietà pubblica e privata alle loro madri, indirizzata non alla IVG ma alla nascita) e che venga introdotto il riscontro diagnostico sugli embrioni abortiti in caso di presunta malformazione.

[dropcap type=”circle” color=”#ffffff” background=”#7ec7f1″]A[/dropcap] 30 anni dalla pubblicazione della legge 194, sostiene ancora Casini, appare quanto mai necessario non solo ritoccare i termini della vita autonoma del feto, come promesso dal ministro, ma anche vigilare sull’applicazione della legge 194 laddove dà indicazioni precise sull’azione dei consultori, in molti dei quali non viene data la preferenza alla vita che rappresenta invece l’interesse sociale, culturale e perfino demografico del Paese.

Non dimentichiamo che la Legge 194 all’articolo 2 prevede che i consultori assistano la donna in stato di gravidanza “contribuendo a far superare le cause che potrebbero indurre la donna all’interruzione della gravidanza” e che “i consultori sulla base di appositi regolamenti o convenzioni possono avvalersi, per i fini previsti dalla legge, della collaborazione volontaria di idonee formazioni sociali di base e di associazioni del volontariato, che possono anche aiutare la maternità difficile dopo la nascita”.

Il Movimento per la Vita, secondo statuto, si propone di promuovere e di difendere il diritto alla vita e la dignità di ogni uomo, dal concepimento alla morte naturale, favorendo una cultura dell’accoglienza nei confronti dei più deboli ed indifesi e, prima di tutti, il bambino concepito e non ancora nato.

Il Centro di Aiuto alla Vita si affianca al Movimento per la Vita nel prevenire l’aborto volontario attraverso l’accoglienza e la solidarietà alla donna in difficoltà per una gravidanza difficile. Lo slogan che riassume il senso del nostro agire è: ”le difficoltà della vita non si risolvono eliminando la vita, ma superando le difficoltà”.

Girolamo Martino | Presidente Centro di Aiuto alla Vita di Fano
Giovanna Giacchella | Presidente Centro di Aiuto alla Vita di Pesaro